Chi non vorrebbe vedere in carcere l’automobilista che blocca la nostra vettura per oltre un’ora, sordo a qualunque “strombazzata”? A togliere questa soddisfazione a molti italiani è stata la Corte di cassazione, condannando a 30 giorni di reclusione per violenza privata la ricorrente che aveva lasciato la sua auto  all’interno del cortile dello stabile in cui abitava, messa in modo tale da bloccare l’uscita della macchina di un’altra condomina. La vittima del sopruso aveva suonato clacson e citofono della proprietaria della vettura parcheggiata male, fino ad accusare un malore che i giudici hanno collegato allo stress provocato dalla frustrazione di non potersi allontanare come avrebbe voluto.
La Cassazione bolla come inutile “l’encomiabile sforzo profuso dalla difesa” per dimostrare la buona fede della sua assistita che non era riuscita a spostare l’automezzo che era d’intralcio “malgrado le affannose ricerche per reperire le chiavi”. Non piace agli ermellini neppure la giustificazione della mancata risposta della signora nel rispondere alle sollecitazioni della vicina. L’”inerzia” era dovuta – a suo dire – solo alla convinzione che il marito o il padre avessero provveduto a informare la diretta interessata dello smarrimento delle chiavi. Gli ermellini, anche loro particolarmente sensibili al tema, decidono per i 30 giorni di carcere più il risarcimento dei danni.

Testo integrale della sentenza: Corte di cassazione – Sezione V – Sentenza 1° febbraio-28 febbraio n. 7592

Fonte: guida al diritto

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