Focus sulla disciplina nazionale e regionale sugli aspetti igienici, sanitari e ambientali

Quando si parla di normative che regolano la progettazione e la conduzione delle piscine in Italia ci si scontra con una forte difficoltà causata soprattutto dall’alternarsi di disposizioni differenti e da una generale mancanza di chiarezza da parte del legislatore sulla reale validità in termini giuridici delle stesse.

Dalle Regioni sempre più confusione

La principale ragione di questa confusione nasce dal fatto che in Italia non è mai esistita una norma nazionale specifica sull’argomento ed allo stato attuale ci si districa tra una serie di leggi, nazionali e regionali, circolari, accordi, decreti, spesso in contraddizione tra loro. Eppure la salute pubblica è fortemente messa a rischio da impianti mal fatti e ancor peggio gestiti, mentre un numero sempre crescente di utenti frequenta strutture la cui progettazione, realizzazione e gestione è fuori controllo, affidata solamente al buon senso di chi le mette in atto.

 

L’ultimo atto di una saga cominciata nel 2003 con l’Accordo tra Stato e Regioni, è stato quello dell’emanazione del Regolamento della Legge Regionale Toscana n. 8 del 9 marzo 2006, avvenuto tramite decreto regionale in data 26 febbraio 2010. Le fortissime pressioni politiche esercitate dalle agguerrite associazioni di categoria degli albergatori e degli agriturismi hanno fatto si che la norma sia stata privata di molti aspetti legati alla sicurezza dei bagnanti, ormai consolidati nella maggioranza delle (poche) regioni che si sono finora dotate di una normativa ad hoc, a favore di minori costi di realizzazione e di gestione degli impianti. Ma l’esempio della regione Toscana è solo l’ultimo di una lunga serie di contraddizioni e di mancanze.

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