Non è trascorso nemmeno un mese dal deposito della sentenza n. 18477, avvenuto il 9 agosto 2010, e si è già acceso tra gli esperti del settore un vivace dibattito sulla reale portata della pronuncia e sulla relativa applicabilità. Alcuni autori, commentando a “caldo” la sentenza, hanno parlato di “piccola rivoluzione per il condominio”, di un “addio alla necessità del consenso unanime per la revisione delle tabelle”, e ancora di “un principio di portata dirompente” ma un’ accurata disamina del testo della sentenza non legittima affatto siffatte generiche affermazioni.

Un minimo di coerenza impone innanzitutto di precisare che le Sezioni Unite sono in realtà intervenute per dirimere un preesistente contrasto giurisprudenziale, come confermato dall’ordinanza n. 2568 del 2 febbraio 2009 con la quale la seconda sezione della Suprema Corte, – Presidente relatore sempre il dottor Roberto Michele Triola, estensore della sentenza in analisi – aveva chiesto alle Sezioni Unite di pronunciarsi, stante le notevoli discrepanze nella giurisprudenza di legittimità, sulla competenza dell’assemblea condominiale alla approvazione (revisione) delle tabelle e sui limiti della legittimazione passiva dell’amministratore condominiale. continua su ilsole24ORE

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *