Salvo nuove disposizioni da parte del Governo o del Parlamento, il 31 dicembre 2015 scadrà l’ennesima proroga ai “super incentivi” previsti per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente, che oggi possono restituire alle tasche dei contribuenti rispettivamente il 50% e il 65% degli investimenti effettuati per lavori di ristrutturazione edilizia o riqualificazione energetica.
Dal 1º gennaio 2016 i contribuenti che vorranno beneficiare di tali detrazioni dovranno accontentarsi di una percentuale molto inferiore, infatti si potrà continuare ad usufruire della detrazione per tutte le categorie di interventi, ma con aliquota del 36% applicata limitatamente ad un importo massimo detraibile di 48.000 Euro. Tale norma, da anni nel sistema fiscale italiano, è stata inserita nel Testo Unico delle Imposte sui Redditi (T.U.I.R.) ed è contemplata nell’art. 16/Bis come “norma a regime”, cioè norma di carattere strutturale.
Le cifre che hanno accompagnato negli anni il percorso di applicazione di queste misure sono da record. Un recente studio del Sole 24 Ore ha evidenziato che gli italiani hanno apprezzato questo strumento, tant’è che il numero di domande presentate per ottenere gli incentivi per le opere di ristrutturazione ha raggiunto, nel 2014, la quota di 1.340.718, pari a 24.771 milioni di euro di detrazioni, circa il doppio delle domande presentate nell’anno 2011, 779.400, nel quale le domande erano già aumentate del 57,77% rispetto all’anno precedente (nel 2010 erano state, infatti, circa 494.000).
Un andamento più costante è stato registrato, invece, per gli interventi di riqualificazione energetica, per i quali la maggiorazione della detrazione dal 55% al 65% non ha portato ad un aumento significativo delle domande le quali, dopo il picco di 405.600 domande registrato nell’anno 2010, ci si è assestati sull’ordine di circa 350.000 domande l’anno (377.136 per l’anno 2013 e 339.173 per il 2014).
Significativa è l’analisi degli investimenti nel settore dell’edilizia realizzata dall’ANCE, la quale dimostra come, a fronte della profonda crisi di tutto il settore iniziata nell’anno 2008, l’unica voce in controtendenza sia quella della componente “recupero”, ovvero gli investimenti fatti per le opere di manutenzione straordinaria. L’ANCE stima che, a fine 2014, questi investimenti abbiano subito un incremento di circa il 20% dal 2008, a fronte di una riduzione di circa il 58% degli investimenti relativi alle nuove costruzioni.
È evidente che la crescita registrata per gli interventi di manutenzione straordinaria sia stata favorita dal temporaneo potenziamento degli incentivi fiscali relativi agli interventi di ristrutturazione edilizia e di riqualificazione energetica i quali, se non adeguatamente resi strutturali, potrebbero portare ad una nuova contrazione del settore.
Non solo, ma è mia convinzione che, per il futuro, ci si debba orientare ad un’edilizia che preveda un consumo del territorio pari a zero, abbandonando quindi il concetto che la parola “crescita” debba corrispondere sempre ad aumento dell’impermeabilità del nostro territorio. Al contrario, come sottolinea Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente e Lavori pubblici della Camera, gli sgravi fiscali aiutano l’edilizia a spostarsi dalle attività tradizionali, che sono ormai al capolinea, verso le attività del futuro, ovvero il recupero, la riqualificazione e magari anche la restituzione alla natura di qualche porzione impropriamente sottratta.
Fonte: agefis